Si è in grado di capirlo solo molti anni più tardi, ma nel momento in cui si nasce le scelte più importanti sono già state fatte (l’indirizzo scolastico; le relazioni; l’educazione; i valori sociali respirati; etc.). Solo dopo molti anni ci è data la libertà (siamo sicuri?) di scegliere come appartenere o non appartenere a questo mondo.
Ricordate “Io non appartengo più” di Roberto Vecchioni?
“Sono sveglio dentro un sogno di totale indifferenza, che persino tra le gambe mi si è persa a pazienza. Io non appartengo al tempo del delirio digitale, del pensiero orizzontale, di democrazia totale. Io non appartengo a un tempo che non mi ha insegnato niente tranne che puoi esser uomo ma non diventare gente. [ … ]
Io non appartengo più, e lascio uno spiraglio alla mia porta, solo quando vieni fanno con l’amore di una volta. ” [ … ]
Appartenenza è sentirsi parte di qualcosa, cercare protezione in un dato contesto che ci faccia sentire sicuri e accettati. Si può appartenere a una comunità, a un luogo, a un simbolo, in gruppo o in solitudine, riconoscendoci in valori che contribuiscono a definirci.”
Ma cosa succederebbe se un giorno ci svegliassimo e capissimo all’improvviso che tutte quelle categorie che per tutta la vita ci hanno divisi in realtà non esistono? Insomma, se non sentissimo più alcun senso di appartenenza… se non capissimo più cosa ci fa appartenere ad una categoria piuttosto che ad un’altra e se tutte ci apparissero forzatamente create per comodità, semplificazione o autodifesa. Ecco la tanto temuta …. riflessione!
Siamo diventati analfabeti della riflessione!
Nel viaggio esistenziale nessun passo in avanti può essere compiuto senza avere il tempo per riflettere. E in questo percorso il nostro rapporto con la riflessione e pertanto con la solitudine e con le sue ambiguità è necessaria perché ci offre l’opportunità di esplorare e conoscere meglio noi stessi. La “solitudine” sembra nei giorni nostri una parola passata di moda.
Il fatto di potersi percepire persone sole sembra, in effetti, stridere con lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La nascita dei social networking delinea un momento storico in cui modi diversi di relazionarsi prendono gradualmente posto e, nello stesso tempo, qualcosa viene anche tolto al valore della solitudine. Il corpo contiene la nostra storia e posizione rispetto al mondo, eliminarlo dalla comunicazione esclude una parte importante del nostro essere in relazione con gli altri: tra le conseguenze più diffuse la litigiosità e l’aggressività facile. La forza calma è l’arma più potente a disposizione di un soggetto equilibrato per affrontare i contrasti con il mondo. Da un punto di vista puramente tecnico è l’impiego giustificato della forza senza ira. E’ un funzionamento poco conosciuto, una competenza che purtroppo non alleniamo con una formazione scolastica, anzi, siamo abituati ad entrare nella modalità comunicativa con un atteggiamento attivo e competitivo: quasi fosse una gara. Non soffermarsi sullo sdegno e sulle generalizzazioni dell’altro è una grossa prova di forza e consistenza personale, non equivale a tacere o avere paura in quanto la forza calma comporta la totale assenza di rabbia: chi tace squalifica, senza mettere in gioco emozioni.
Poi ci sono gli empatici, che sperimentano un senso di non appartenenza alla realtà quale modo prediletto per non rimanere fermi, cercando il loro posto nella vita attraverso una sorta di alienazione che permetta loro di migliorare sempre più. La persona diventa sempre più forte fino a quando arriva al punto di smettere di “guardare fuori”, trovando le risposte dentro di se, a fronte di una società che costantemente ci dice cosa e come pensare, come essere educati e di cosa ci serva per essere felici.
Infine arriva la teoria della ” strana sensazione di non appartenere a questo pianeta”: avete la sensazione di non essere parte della Terra? Non vi sentite identificati con qualcosa o qualcuno su questo pianeta? Avete mai pensato che le vostre vere origini potrebbero essere da qualche parte al di fuori del nostro Sistema Solare? Alcuni ricercatori suggeriscono che queste persone potrebbero essere spiriti che si manifestano come esseri umani, venuti da altri pianeti o dimensioni superiori…lasciamo stare! Bando alle ciance!
Credo che in questo periodo storico particolare si sia sempre più vicini ad una incomunicabilità tra identità che risultano essere sempre più distanti e frammentate.
Credo che più che mai stia emergendo la necessità di una ri-produzione interpretativa della socializzazione e dell’identità di ognuno nella società attuale che si leghi strettamente a processi di morfostasi e morfogenesi della socializzazione e dei suoi attori.